Oggi la maggior parte delle persone soffre di una sensazione indefinita di disagio, tipica del nostro tempo. Essa non manifesta alcun tipo di sintomo, ma piuttosto un senso di infelicità, di estraneità; la vita non ha più significato, non ha più gusto, si va avanti senza sapere il perché. Non sanno che fare di sé, la vita è per loro un peso e un compito che non sono in grado di risolvere. La maggioranza delle persone vive in uno stato psichico simile a un limbo in cui non si soffre, ma non si è neppure felici. Chi non si rende conto della propria sofferenza, o si limita a guardare la televisione o a passare il tempo in qualche modo, non arriva da nessuna parte.
Nessuno avrà abbastanza iniziativa per fare lo sforzo richiesto da un’analisi se non si rende conto dell’enorme sofferenza che ha dentro. Chi non prova nulla, chi non ha esperienze soggettive di nessun tipo, è adattissimo alla nostra società, perché ad essa interessa soltanto controllare le cose e funzionare sul piano pratico. Ma non è affatto detto che chi funziona goda anche di buona salute.
(Erich Fromm)
Nel gruppo d’incontro si fanno venir fuori le verità di ognuno, si fa diventare cosciente quello che sembra superficiale senza una presa di coscienza di se stessi, e che diventa invece, così, un’unita di conoscenza propria e altrui.